lunedì 25 aprile 2016

Non aspiro al martirio.

Sono Riformista e Luterano.
Pertanto, non aspiro al martirio.
Mi rifiuto di pensare che la vita sia solo una lotta fine a sé stessa, così come mi rifiuto di gettare intrepido il cuore al di là dell’ostacolo. Mi rifiuto di essere il Salvatore del Mondo o colui dal quale dipende il destino dell’umanità.
Mi rifiuto, in sostanza, di partecipare a quell’enorme banchetto di superficialità e pusillanimità che è diventata l’Italia.
Eh già, perché ultimamente per poter vivere e lavorare nel nostro paese devi strillare la tua diversità, ti devi opporre alla dilagante furbizia con l’osservazione pedissequa delle regole (previa scelta di quali siano le regole alle quali attenersi, per le altre chissenefregatantononmiriguardano). Devi essere idolo delle folle e Masaniello.
L’Italia è un paese dominato dalla cultura cattolica.
O meglio: è diventato un paese dominato da una certa interpretazione della cultura cattolica.
Quella individualista ed un po’ vigliacca nella quale l’ostentazione formale prende il posto dell’analisi razionale ed i valori non sono più tratti dall’animo, ma restano nell’ambito della pura manifestazione estetica.
E’ la sottocultura del Padrino, ovvero di colui che, magari, si macchia di crimini orribili ma è sempre in prima fila alla processione del Santo Patrono.
In sostanza: siccome va di moda manifestarsi contrito e ciò giova alla mia immagine, lo faccio.
Ma io sono Protestante (nel senso religioso del termine).
E credo nelle 95 tesi di Lutero, soprattutto nella prima parte della quarta, nella ventitreesima, nella ventiquattresima e nella trentanovesima.
Pertanto, oltre a non aspirare al martirio (che lascio volentieri a chi generalmente odia sé stesso), cerco di non farmi fregare.
Diffido quindi profondamente dai paladini della giustizia, sia perché la stragrande maggioranza di loro con il termine “giustizia” intende semplicemente “ciò che conviene a me”, sia perché per cultura e tradizione familiare, i capopopolo mi stanno pesantemente sul cazzo.
Ho scritto “capopopolo”, non “leader”.
Già. Perché un leader ha idee, carattere e dignità.
Un capopopolo no.


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