lunedì 24 ottobre 2011

Veritiere o no? Tra pochi giorni le statistiche sugli incidenti stradali

Negli ultimi anni, novembre è stato il mese nel quale L’ACI ha reso pubbliche le statistiche sugli incidenti stradali. Attualmente siamo fermi al 2009; pertanto i dati di cui siamo in attesa saranno relativi all’anno 2010. La prima considerazione è relativa alla tempistica: appare abbastanza limitativo il fatto che paesi come la Svizzera abbiano i dati in tempo praticamente reale e noi invece siamo in ritardo di quasi due anni.
Nel 2009, comunque, le statistiche hanno riguardato  il comportamento dei conducenti e le conseguenze di circa 200.000 casi. Va subito detto che gli incidenti presi in considerazione sono quelli gravi, quelli cioè nei quali ci sono stati morti e feriti. Le statistiche sono redatte sulla base delle rilevanze della Polizia Locale, della Stradale e dell’Arma dei Carabinieri.
Secondo i critici, il fatto che il campione non comprenda tutte le rilevazioni effettuate potrebbe rendere i risultati meno attendibili.
È altresì vero che le statistiche sono, appunto, statistiche. Servono quindi a definire una tendenza più che a fornire dati certi. Se fatte con criterio, riescono però a fotografare con ottima approssimazione la situazione.
Dal 2000, si è registrata una progressiva diminuzione del numero degli incidenti, tale da poter pensare al raggiungimento dell’obiettivo comunitario fissato proprio nel 2000 e che prevedeva la riduzione del numero di morti e feriti del 50% nei successivi 10 anni. Il dato preoccupante è un altro: se il numero degli infortunati è crollato di oltre il 40%, non è accaduto altrettanto per il numero di incidenti rilevati (che, giova ripeterlo, sono quelli gravi): si è passati dagli oltre 263.000 del 2001 ai circa 215.000 del 2009, Con una diminuzione che si attesta sul 19%. Lo stesso indice di mortalità è passato da 27 deceduti ogni 1000 incidenti a 20, con una diminuzione del 25% circa. In sostanza: dai dati potrebbe emergere una lettura della realtà solo in parte lusinghiera. Le strade causano meno morti, ma il numero degli incidenti non diminuisce in maniera altrettanto significativa. Se ciò rispecchiasse una tendenza di fondo, significherebbe che gli italiani in auto si fanno meno male rispetto a 10 anni fa, ma il numero dei tamponamenti non decresce così rapidamente. E questo ha una causa principale: la mancanza di un’adeguata formazione. Infatti i più coinvolti nei sinistri, purtroppo, sono i giovani (nella fascia di età compresa tra i 20 ed i 34 anni si verificano il 27% dei morti totali ed il 33,5% dei feriti); il che dimostra quanto siano impreparati ad affrontare la strada. Se la patente a punti,  i controlli sempre più serrati ed una certa prese di coscienza che, bisogna dirlo, porta ormai molti conducenti ad allacciare le cinture (perché solo sui posti anteriori?), ad indossare il casco, hanno come obiettivo i conducenti già formati, manca ancora all’interno delle coscienze degli allievi conducenti la capacità di valutare in pieno le possibili conseguenze dei propri atti.


domenica 16 ottobre 2011

Ma gli pneumatici invernali sono veramente utili?

Inizia la stagione fredda e, come ogni anno, sorge la questione: è proprio così importante cambiare le gomme dell’auto?
Da l’anno scorso, peraltro, in molte provincie del Nord è obbligatorio che i veicoli siano dotati di pneumatici invernali o catene a bordo. Viene da chiedersi, per inciso, quando ci sarà uniformità normativa. Perché, in sostanza, in alcune province del  Nord gli pneumatici invernali non sono obbligatori ed in altre (magari confinanti) si?
Ma la questione, più che amministrativa, è relativa alla sicurezza. In realtà è ormai dimostrata l’utilità delle “calzature” invernali in merito alla sicurezza. Gli pneumatici termici iniziano a fare la differenza anche a temperature relativamente alte: già a 7 gradi le performances in merito a tenuta di strada e spazi di frenatura di un veicolo dotato di gomme termiche sono migliori rispetto a quelle con pneumatici cosiddetti “quattro stagioni”.
È peraltro ovvio che qualsiasi dispositivo o strumento tecnico può aiutare, non sostituire, il conducente. Le autovetture moderne hanno un tale grado di tecnologia da limitare ormai gli interventi del guidatore quasi alla “normale amministrazione”. ABS, ESP e quant’altro, servono a fornire aiuti importanti nelle situazioni limite, quando cioè la manovra di emergenza è particolarmente delicata.  Una frenata su superfici a diversa aderenza, ad esempio, è ben diversa se effettuata da veicoli dotati di ABS rispetto a veicoli che ne sono privi.  Il problema è che quando l’elettronica non ce la fa più, le possibilità di compensare manualmente sono estremamente limitate. La sensibilità media dei conducenti, però, è ben lungi dal fare propri questi concetti. In paesi con altro spirito, ad esempio la Svizzera (stiamo parlando dei nostri vicini di casa, non degli alieni), il cambio degli pneumatici all’inizio della stagione fredda è ormai diventata un’abitudine manutentiva ordinaria. Gli svizzeri non hanno dubbi perché  danno per scontato (come effettivamente è) che aumenti la sicurezza con pneumatici realizzati con mescole appositamente studiate per reagire alle basse temperature. Quando, anche da noi avremo questa maturità?

domenica 9 ottobre 2011

dal 7 ottobre si dimezzano i tempi per i ricorsi stradali

Stretta del Governo sui tempi per inoltrare ricorso contro le infrazioni stradali.     
L’articolo 7 del Decreto Legislativo 150/2001, prevede il dimezzamento dei tempi per inoltrare opposizione all’Autorità in merito alle sanzioni comminate.
Fino a ieri, il cittadino che si riteneva vittima di una sanzione ingiusta, aveva 60 giorni di tempo per opporsi. Il Codice della Strada prevede la possibilità di interpellare in prima battuta, il Prefetto competente nella località in cui è avvenuta l’infrazione, oppure il Giudice di Pace. Oggi, questi termini si sono ridotti a 30 giorni.
Dal 2010 la presentazione del ricorso verso il Giudice di Pace non è più libera ma soggetta ad un contributo che, peraltro, il D.L. 98/2011 ha elevato a 37€ minimo. È rimasto “free” (ma, viene da chiedersi, per quanto) l’appello all’Autorità Prefettizia. La ragione di tutto ciò pare sia dovuta all’enorme numero di ricorsi, in molti casi pretestuosi, che ha inondato negli anni passati gli uffici Giudiziari. In realtà,  se la maggior parte dei ricorsi veniva (e viene ancora) accolta, forse ciò è dovuto agli eccessivi pruriti delle massacrate casse pubbliche. Infatti, i controlli della circolazione raramente hanno per scopo la sicurezza stradale. È un fatto che la maggior parte delle contravvenzioni  irrogate dalla Autorità di Polizia comprendono il divieto di sosta, il superamento del limite di velocità ed il passaggio con semaforo rosso. Che, guarda caso, sono sanzioni semplici da erogare. Sarebbe interessante sapere quante sanzioni vengono comminate per il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte dei passeggeri dei posti posteriori di un’autovettura; oppure quelle relativa alla guida mentre si utilizza il telefono. Per non parlare poi dei meravigliosi: di coloro cioè, che pur di non fare il giro dell’isolato entrano contromano (ma sono poche decine di metri, cosa vuoi che succeda?), magari sotto l’occhio distratto del vigile. Proprio in merito alle sanzioni maggiormente gettonate, vi sono alcune considerazioni da fare. Molti comuni si sono dotati di centinaia di parcheggi a pagamento (anche là dove la normativa prevede che debbano essere affiancati da un congruo numero di parcheggi liberi) e di pattuglie di ausiliari del traffico con il solo compito di sanzionare il divieto di sosta. È evidente che pagare del personale perché sanzioni il divieto di sosta ha il solo scopo di fare cassa. Inoltre, se si analizza la casistica giudiziaria, si ha il sentore che la tendenza giurisprudenziale sia  volta alla limitazione degli abusi  nell’utilizzo dei cosiddetti “autovelox” e “fotored”. Lo scopo dell’introduzione dei controlli elettornici è quello di alzare il grado di sicurezza attraverso uno strumento preventivo. Ma è evidente che i dispositivi siano stati utilizzati per la solita ragione: fare cassa. A ben vedere, spesso i limiti di velocità sulle nostre strade sembrano essere eccessivamente bassi. Lo scopo della circolazione è far defluire il traffico in sicurezza, il limite eccessivamente basso va in direzione contraria a tutto ciò. Anzi: favorisce la formazione di code ed  inquinamento. Fatto sta che, forse anche per questa ragione, i conducenti non sono molto attenti al rispetto della segnaletica. Questo comporta due problemi. Primo: la segnaletica viene ignorata anche quando è posizionata con criterio; secondo: i conducenti diventano sempre più incapaci di prevenire la situazioni a rischio. Malgrado tutto ciò, per anni gli autovelox sono stati posizionati in tratti di strada con limiti particolarmente bassi; nascosti alla vista, ecc. Gli abusi sono stati talmente tanti che una sentenza della Cassazione del 2009 prevede di preavvisare gli utenti con almeno 400 metri di anticipo rispetto alla collocazione dell’autovelox mobile. Per non parlare del forte pregiudizio da parte della Suprema Corte nei riguardi dei vari fotored. La tendenza giuridica, infatti, è quella di ritenere i fotored strumenti poco attendibili. La norma prevede che i conducenti che si approssimano agli incroci regolati da semaforo, allo scattare della luce gialla debbano immediatamente decidere se la loro posizione e la loro velocità consentono l’arresto in sicurezza. Qualora ciò non fosse possibile, debbono sollecitamente sgombrare l’incrocio utilizzando la massima cautela. L’orientamento dell Corte Suprema è quello di ritenere che la sola valutazione delle risultanze fotografiche, anche se fatta da un agente di Polizia, non sia sufficiente per avere la certezza dell’infrazione. La Corte ha più volte ribadito che solo la presenza “sul campo” dell’Autorità possa togliere qualsiasi dubbio in merito al comportamento del conducente. Siccome è necessaria una valutazione in tempo reale di quanto accade, ciò non và al di là del più semplice e razionale buon senso!
L’accorciamento della tempistica sui ricorsi, quindi,  è presumibile che più che scoraggiare i pretestuosi (che non sono la maggioranza), lasci ancora più libertà alla longa manus pubblica di infilarsi nelle nostre tasche. Infatti, vista la situazione economica, la stretta del Governo sui finanziamenti agli Enti Locali e la non proprio virtuosa capacità di utilizzo dell’Autorità in questo settore, è presumibile che nei prossimi mesi aumenterà il numero delle sanzioni.