domenica 16 dicembre 2012

...A proposito dei fatti di Varese


E' passato circa un mese da quando un blitz delle forze dell'ordine ha condotto all'arresto di 5 dipendenti della Motorizzazione di Varese. Secondo il teorema degli inquirenti, i funzionari arrestati (più altri soggetti appartenenti al mondo delle Agenzie di pratiche auto) avevano costituito un giro di false revisioni di veicoli. Autocarri ormai pronti per lo sfascio passavano la revisione periodica, sembra addirittura senza essere neanche visti. Ovviamente l'aiutino veniva ben remunerato.
Ora ci sarà un processo che dovrà confermare o smentire il teorema degli inquirenti, condannare gli eventuali colpevoli ed assolvere gli innocenti.
E' inutile girarci attorno: l'Italia è uno dei paesi in cui la corruzione costituisce sempre meno l'eccezione e sempre più la regola. Tra i paesi comunitari siamo i latori di questo triste primato. E' ovvio peraltro che non si è giunti a questo punto per caso, ma per precise scelte e messe in atto da parte della politica che hanno coinvolto funzionari di grado sempre più basso fino a raggiungere anche sperduti organi periferici come Varese.
Qualora le ipotesi d'indagine venissero confermate, sarebbe impossibile pensare ad un caso isolato: se funzionari periferici costruiscono un'associazione in grado di gestire in modo meticoloso revisioni false, al punto che i presunti reati addebitati sono svariate decine, ciò non è avvenuto per semplice iniziativa personale. Il sistema ha partorito una serie di intrecci e connivenze che hanno reso possibile la creazione di un'attività illecita parallela a quella istituzionale talmente radicata da costituire una sorta di binario alternativo. La mazzetta è percepita come un fatto “normale”, quasi ordinaria concorrenza per aggirare gli ostacoli, non un obbrobrio illecito quanto odioso.
Fenomeni di corruzione sono comunque tipici delle società democratiche, ove il potere reale è frammentato ed elettivo e quindi fa gola a molti. In Italia la svolta, il reale varo dell'industria della corruzione, avvenne nel 1976, quando alla segreteria del Partito Socialista Italiano, il quarantunenne Bettino Craxi successe all'allora leader Francesco De Martino. Gli anni '80 è stato il periodo in cui la spregiudicatezza della nuova classe politica e la sua sempre maggiore necessità di autotutela per la crescente avidità, resero necessario procedere alla distruzione del sistema di controllo pubblico sulle attività dei politici.
La “Milano da bere” fu una città svuotata di molti dei valori etici e culturali che ne hanno fatto la storia e fu anche il periodo in cui nacque la logica di attaccare a tutto il cartellino del prezzo. A quegli anni risale anche l'aggressività economica della nuova classe imprenditoriale. I vecchi imprenditori del dopoguerra, per intenderci quelli alla Leopoldo Pirelli che si mischiavano ai loro operai per preparare le mescole degli pneumatici, furono sostituiti dai loro figli (o successori), magari usciti dalle migliori università ma certamente carenti dal punto di vista del rapporto umano con i loro dipendenti. Giova ricordare che proprio la particolare natura dei rapporti umani all'interno delle fabbriche italiane, unito certamente alla enorme quantità e qualità del lavoro e dell'innovazione, fu una delle cause del cosiddetto boom economico degli anni '60. All'inizio degli anni '90 risalgono Tangentopoli con tutte le sue conseguenze, la trattativa Stato – mafia che ci si sforza ancora di definire “presunta”, le stragi di Capaci e via D'Amelio, la salita al potere del “delfino politico” del defenestrato Craxi, Silvio Berlusconi, e l'inizio di uno dei periodi più bui del nostro paese. Negli ultimi vent'anni l'Italia ha partorito decine di leggi vergogna che hanno spinto l'Italia sempre più in basso tra i paesi occidentali.
Oggi l'Italia è un paese in cui nessun investitore straniero penserebbe di investire (chi sarebbe così folle da portare denari in un'azienda il cui bilancio potrebbe essere falsificato senza troppe conseguenze); in cui i giovani non hanno futuro e quella che potrebbe essere la nuova classe dirigente prende il largo; in cui la corruzione dilaga anche ai livelli più bassi.