domenica 9 ottobre 2011

dal 7 ottobre si dimezzano i tempi per i ricorsi stradali

Stretta del Governo sui tempi per inoltrare ricorso contro le infrazioni stradali.     
L’articolo 7 del Decreto Legislativo 150/2001, prevede il dimezzamento dei tempi per inoltrare opposizione all’Autorità in merito alle sanzioni comminate.
Fino a ieri, il cittadino che si riteneva vittima di una sanzione ingiusta, aveva 60 giorni di tempo per opporsi. Il Codice della Strada prevede la possibilità di interpellare in prima battuta, il Prefetto competente nella località in cui è avvenuta l’infrazione, oppure il Giudice di Pace. Oggi, questi termini si sono ridotti a 30 giorni.
Dal 2010 la presentazione del ricorso verso il Giudice di Pace non è più libera ma soggetta ad un contributo che, peraltro, il D.L. 98/2011 ha elevato a 37€ minimo. È rimasto “free” (ma, viene da chiedersi, per quanto) l’appello all’Autorità Prefettizia. La ragione di tutto ciò pare sia dovuta all’enorme numero di ricorsi, in molti casi pretestuosi, che ha inondato negli anni passati gli uffici Giudiziari. In realtà,  se la maggior parte dei ricorsi veniva (e viene ancora) accolta, forse ciò è dovuto agli eccessivi pruriti delle massacrate casse pubbliche. Infatti, i controlli della circolazione raramente hanno per scopo la sicurezza stradale. È un fatto che la maggior parte delle contravvenzioni  irrogate dalla Autorità di Polizia comprendono il divieto di sosta, il superamento del limite di velocità ed il passaggio con semaforo rosso. Che, guarda caso, sono sanzioni semplici da erogare. Sarebbe interessante sapere quante sanzioni vengono comminate per il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte dei passeggeri dei posti posteriori di un’autovettura; oppure quelle relativa alla guida mentre si utilizza il telefono. Per non parlare poi dei meravigliosi: di coloro cioè, che pur di non fare il giro dell’isolato entrano contromano (ma sono poche decine di metri, cosa vuoi che succeda?), magari sotto l’occhio distratto del vigile. Proprio in merito alle sanzioni maggiormente gettonate, vi sono alcune considerazioni da fare. Molti comuni si sono dotati di centinaia di parcheggi a pagamento (anche là dove la normativa prevede che debbano essere affiancati da un congruo numero di parcheggi liberi) e di pattuglie di ausiliari del traffico con il solo compito di sanzionare il divieto di sosta. È evidente che pagare del personale perché sanzioni il divieto di sosta ha il solo scopo di fare cassa. Inoltre, se si analizza la casistica giudiziaria, si ha il sentore che la tendenza giurisprudenziale sia  volta alla limitazione degli abusi  nell’utilizzo dei cosiddetti “autovelox” e “fotored”. Lo scopo dell’introduzione dei controlli elettornici è quello di alzare il grado di sicurezza attraverso uno strumento preventivo. Ma è evidente che i dispositivi siano stati utilizzati per la solita ragione: fare cassa. A ben vedere, spesso i limiti di velocità sulle nostre strade sembrano essere eccessivamente bassi. Lo scopo della circolazione è far defluire il traffico in sicurezza, il limite eccessivamente basso va in direzione contraria a tutto ciò. Anzi: favorisce la formazione di code ed  inquinamento. Fatto sta che, forse anche per questa ragione, i conducenti non sono molto attenti al rispetto della segnaletica. Questo comporta due problemi. Primo: la segnaletica viene ignorata anche quando è posizionata con criterio; secondo: i conducenti diventano sempre più incapaci di prevenire la situazioni a rischio. Malgrado tutto ciò, per anni gli autovelox sono stati posizionati in tratti di strada con limiti particolarmente bassi; nascosti alla vista, ecc. Gli abusi sono stati talmente tanti che una sentenza della Cassazione del 2009 prevede di preavvisare gli utenti con almeno 400 metri di anticipo rispetto alla collocazione dell’autovelox mobile. Per non parlare del forte pregiudizio da parte della Suprema Corte nei riguardi dei vari fotored. La tendenza giuridica, infatti, è quella di ritenere i fotored strumenti poco attendibili. La norma prevede che i conducenti che si approssimano agli incroci regolati da semaforo, allo scattare della luce gialla debbano immediatamente decidere se la loro posizione e la loro velocità consentono l’arresto in sicurezza. Qualora ciò non fosse possibile, debbono sollecitamente sgombrare l’incrocio utilizzando la massima cautela. L’orientamento dell Corte Suprema è quello di ritenere che la sola valutazione delle risultanze fotografiche, anche se fatta da un agente di Polizia, non sia sufficiente per avere la certezza dell’infrazione. La Corte ha più volte ribadito che solo la presenza “sul campo” dell’Autorità possa togliere qualsiasi dubbio in merito al comportamento del conducente. Siccome è necessaria una valutazione in tempo reale di quanto accade, ciò non và al di là del più semplice e razionale buon senso!
L’accorciamento della tempistica sui ricorsi, quindi,  è presumibile che più che scoraggiare i pretestuosi (che non sono la maggioranza), lasci ancora più libertà alla longa manus pubblica di infilarsi nelle nostre tasche. Infatti, vista la situazione economica, la stretta del Governo sui finanziamenti agli Enti Locali e la non proprio virtuosa capacità di utilizzo dell’Autorità in questo settore, è presumibile che nei prossimi mesi aumenterà il numero delle sanzioni.

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